Cosa succede se il lavoratore non ritira la lettera di licenziamento?

Cosa succede se il lavoratore non ritira la lettera di licenziamento?

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Il mondo del lavoro è costellato di dinamiche, regole e procedure che, se non gestite correttamente, possono portare a complicazioni sia per il datore di lavoro che per il dipendente. Una delle situazioni più delicate riguarda la comunicazione del licenziamento, un atto unilaterale che può avere ripercussioni significative sulla vita professionale del lavoratore. Ma cosa accade quando questa comunicazione, inviata tramite raccomandata, non viene ritirata dal destinatario?

La comunicazione nel rapporto di lavoro

Nel rapporto di lavoro, la comunicazione tra le parti è essenziale. Essa può riguardare vari aspetti, dalla modifica delle condizioni contrattuali, alle valutazioni periodiche, fino alle decisioni più drastiche come il licenziamento. Quest’ultimo, in particolare, rappresenta uno dei momenti più critici e delicati del rapporto lavorativo, e la sua comunicazione deve avvenire nel rispetto di precise regole e modalità.

La raccomandata come strumento di comunicazione

Nella prassi lavorativa italiana, la raccomandata con ricevuta di ritorno rappresenta lo strumento privilegiato per le comunicazioni formali tra datore di lavoro e dipendente. Questo perché garantisce certezza sulla data di spedizione e, in teoria, anche sulla data di ricezione. Tuttavia, non è raro che, per varie ragioni, il lavoratore non ritiri la raccomandata inviata dal datore di lavoro. Questa situazione può creare non pochi dubbi e incertezze, soprattutto quando la comunicazione riguarda decisioni importanti come il licenziamento.

Complicazioni della compiuta giacenza

La “compiuta giacenza” è un termine tecnico che indica la conclusione del periodo durante il quale una lettera raccomandata rimane disponibile per il ritiro presso l’ufficio postale, prima di essere rispedita al mittente. Questo concetto è fondamentale quando si parla di licenziamento. Infatti, se il lavoratore non ritira la raccomandata entro un certo periodo, la lettera viene considerata come “giacente” e, dopo un ulteriore lasso di tempo, viene rispedita al mittente.

La posizione della giurisprudenza

La giurisprudenza italiana si è più volte espressa sulla questione, cercando di bilanciare i diritti e gli obblighi di entrambe le parti. La questione centrale è: quando si considera perfezionata la notifica del licenziamento in caso di mancato ritiro della raccomandata? La risposta a questa domanda ha importanti ripercussioni pratiche, poiché da essa dipendono i termini per eventuali impugnative o ricorsi da parte del lavoratore.

Nella prossima sezione, analizzeremo in dettaglio la recente sentenza della Corte di Cassazione sul tema, cercando di comprendere le motivazioni alla base della decisione e le sue implicazioni pratiche.

La recente sentenza della Corte di Cassazione

La Suprema Corte, con una sentenza recente, ha fornito importanti chiarimenti sulla questione. Secondo gli Ermellini, gli atti unilaterali diretti a un determinato destinatario, come il licenziamento, si considerano conosciuti nel momento in cui giungono all’indirizzo del destinatario, a meno che il destinatario stesso non dimostri di essere stato, senza sua colpa, nell’impossibilità di averne notizia.

Questo significa che, se il lavoratore non ritira la raccomandata, il licenziamento si considera comunque notificato. La data cruciale, in questo caso, è quella in cui viene rilasciato l’avviso di giacenza del plico presso l’ufficio postale.

La prova del rilascio dell’avviso di giacenza

Un aspetto particolarmente innovativo della sentenza riguarda la prova del rilascio dell’avviso di giacenza nella cassetta postale del destinatario. La Corte ha stabilito che, per dimostrare il perfezionamento del procedimento notificatorio, è sufficiente produrre in giudizio la ricevuta di invio della raccomandata e le schede informative di Poste Italiane, anche in assenza dell’avviso di giacenza. Questo perché tali documenti sono estratti dai dati informatici di Poste Italiane, un ente che svolge un servizio pubblico essenziale e ha funzioni di certificazione.

Implicazioni pratiche per i lavoratori e i datori di lavoro

Questa sentenza ha importanti ripercussioni pratiche. Per i lavoratori, significa che ignorare o non ritirare una raccomandata non è una strategia efficace per evitare o ritardare le conseguenze di un licenziamento. Al contrario, può portare a perdere termini importanti per eventuali ricorsi.

Per i datori di lavoro, la sentenza offre maggiore certezza e chiarezza sulle procedure da seguire in caso di licenziamento e sulle prove da produrre in giudizio in caso di contestazioni.

Conclusione

La comunicazione del licenziamento è una delle situazioni più delicate nel rapporto di lavoro. La recente sentenza della Corte di Cassazione ha fornito importanti chiarimenti, contribuendo a rendere più chiare e certe le regole del gioco per entrambe le parti. Come sempre, è fondamentale affidarsi a professionisti esperti e aggiornati per navigare in questo complesso panorama legale.

Risorse utili e link ai provvedimenti:
Cass. Civ. sez. lav., 31/05/2023, (ud. 16/02/2023, dep. 31/05/2023), n.15397{target=”_blank” rel=“nofollow”}

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